Bankitalia e Confindustria, ovviamente ognuno dal proprio punto di vista, letti i dati di marzo 2012 dei bilanci bancari su prestiti e finanziamenti concessi alle imprese, "che sono risultati praticamente fermi", ovvero con un tasso di crescita nullo sui dodici mesi, hanno emesso quasi contemporaneamente comunicati stampa disgiunti che suonano come una sveglia per le Banche Italiane.
In verità il commento di Confindustria è stato un poco più duro e meno asettico di quello diramato da Bankitalia (ma la sostanza non cambia) , infatti il
Centro Studi Confindustria esclama
"In Italia la ripresa si allontana'' e aggiunge
''La domanda interna, specialmente i consumi, cala piu' del previsto e l'export ha perso slancio rispetto a qualche mese fa, nonostante il commercio mondiale vada meglio. Il credit crunch si e' ulteriormente accentuato''.
Queste parole non lasciano dubbi ad interpretazioni e ponendo l'accento una volta ancora sul "credit crunch" (la restrizione della concessione del credito) da parte delle Banche Italiane nei confronti delle Imprese.
Il "credit crunch" - secondo al
Redazione di Prestito.it - rimane ancor più difficile da digerire da parte delle imprese dopo che le Banche Italiane tra dicembre 2011 e aprile 2012 hanno ricevuto dalla BCE (Banca Centrale Europea) Prestiti per circa 239 Miliardi di Euro, ovvero qualche "Euro in più" dei Prestiti che l'Unione Europea (sempre tramite la BCE) ha concesso negli ultimi 12 mesi alla Grecia per fronteggiare l'intero dissesto finanziario della nazione.
Le imprese e le associazioni di categoria continuano a chiedere a gran voce alle Banche che almeno "in parte" quelle risorse (239 Miliardi di Euro) concesse dalla BCE escano dai "circuiti e dai meccanismi puramente finanziari" (anche da quelli altamente remunerativi), per andare a finanziare la cosidetta "Economia reale", le imprese e quindi più in generale l'intero mondo del lavoro.
Lavoro, che dall'assemblamento dell'Unione Europea sino ad oggi, non pare aver ricoperto un ruolo centrale ne aver goduto della considerazione dovuta, specialmente dalle Istituzioni Italiane.
Eppure "Lavoro" e' la "parola" che ancora oggi troviamo nell'
Articolo 1 della costituzione di questo bel Paese chiamato Italia.
Michele Bini
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