Spesso sentiamo parlare del
Debito Pubblico in termini percentuali rispetto al PIL (Prodotto Interno Lordo) di un Paese, e dell'importanza che questo ha in termini di costo (interessi passivi) e a volte addirittura per la "sopravvivenza" del Paese stesso, ma troppo poco spesso troviamo i dati che ci permettono di comparare il "peso" della percentuale sul Debito tra un Paese e l'altro.
La
Redazione di Prestito.it negli scorsi giorni ha pubblicato la News
Battaglia Spread - Spagna 591 Italia 492 punti nella quale è inserito un grafico che presenta in termini di volume (quanti euro) il Debito Pubblico di 4 dei Paesi più chiaccherati dell'estate per quanto concerne i rischi default derivati dalla crisi economica: Grecia, Spagna, Belgio e Italia.
In effetti rappresentando il Debito di un Paese unicamente in termini assoluti di volume, senza la realtiva percentuali di incidenza che tale Debito ha rispetto alla capacità economica del Paese (PIL = Prodotto Interno Lordo) non è possibile comparare la "salute" finanziaria di Paese rispetto all'altro per questo qui sopra è stato riportato il
grafico (fonte dati Eurostat) che rappresenta la percentuale del Debito rispetto al PIL di alcuni Paesi Europei incluso i 4 Paesi della precedente News.
Pur nella convinzione che
i dati ufficiali di fine 2011 rappresentati nel grafico si commentino da soli, la
Redazione di Prestito.it ha analizzato alcune delle situazioni più estreme.
E' bizzarro osservare Spagna vs Italia e come i dati sul Debito, sia in termini di volume che in termini percentuali, siano palesemente favorevoli alla Spagna, anche se in questi giorni a vari livelli la Spagna è stata data per "spacciata e destinata al Default" senza aiuti straordinari da parte della BCE e viceversa come i portavoce del Governo Italiano continuino a dire che l'Italia può farcela da sola e non ha bisogno di aiuti straordinari da parte dell'Europa e della BCE.
Per inciso la percentuale di
Debito Pubblico Spagnolo sul PIL (72%) è decisamente
migliore non solo dell'Italia, ma anche della "blasonata" Germania infatti la percentuale del Debito Tedesco sul PIL è superiore all'80%
I fenomeni da osservare nel grafico sono in verità molti e non può sfuggire come alcuni Paesi seppur non noti per politiche virtuose ne per la particolare rilevanza in termini di PIL dall'ingresso in Europa abbiano ottenuto delle performance incredibili in termini di riduzione dell'incidenza percentuale del proprio Debito sul PIL, infatti la trascurata Bulgaria parrebbe "il miglior Paese Europeo" passando dal 104% del 1997 ad un invidiabile 18% a fine del 2011.
Un altro Paese che ha ottenuto una sensibile riduzione dell'incidenza percentuale del proprio Debito Pubblico sul PIL è il Belgio. In questi anni l'economia Belga non pare essere ne cresciuta ne cambiata, anzi il Belgio ha anche recentemente stabilito il
"Record mondiale senza Governo" infatti prima di designare, il 5 dicembre 2011, Elio di Rupo figlio di Abruzzesi emigrati, quale nuovo Primo Ministro Belga, dal
precedente scioglimento del Governo Belga sono trascorsi ben 541 giorni senza Governo e probabilmente se Standard & Poors, il 25 novembre 2011, non avesse degradato il rating del Belgio citando tra le motivazioni la surreale situazione dell'Europacentrico Paese Belgio, sarebbe trascorso anche qualche giorno o mese in più prima che i Belgi conoscessero il nome del loro nuovo Premier.
Quindi è impossibile non pensare che, ad esempio, per il Belgio avere a Bruxelles la sede della maggioranza delle istituzioni dell'Unione Europea non abbia portato tangibili vantaggi anche in termini economici, vantaggi verosibilmente pagati da altri Paesi Europei.
Paesi che nel prossimo futuro, se non vorranno più pagare vantaggi altrui o se non saranno più nelle condizioni di farlo (vedi in primis la Grecia), potrebbero anche decidere o essere costretti a scendere dal treno chiamato Europa, "treno" che peraltro oggi non sembra ne "comodo" ne ad "alta velocità".
Di fatto a fine del primo trimestre 2012 nell'Eurozona, la media del Debito Pubblico dei 17 Paesi che hanno aderito all'euro continua a salire, infatti Eurostat ha evidenziato che tale media ha raggiunto l'88,2% del PIL contro l'87,3% registrato a fine 2011. In Italia la percentuale del Debito sul PIL sarebbe addirittura arrivata al 123,3% (dal 120,1% di fine 2011), mentre la percentuale di Debito della Grecia, nel primo trimestre 2012, sarebbe scesa al 132,4% dal 165% di fine 2011.
E' utile ricordare che la
"virtuosa performance Greca" si sia verificata a seguito della pioggia di Miliardi di euro arrivata da Bruxelles tramite la BCE agli inizi del 2012 (manovre salva Grecia) e soprattutto dalla svalutazione (in alcuni casi anche del 50%) dei titoli di Debito Greci detenuti da sottoscrittori privati (Banche non Greche) che in altri casi il "mercato dell'economia reale" avrebbe chiamato quanto meno "concordato fallimentare".
Dopo alcune settimane di strano silenzio oggi, fine luglio 2012, si torna a parlare a vari livelli di ipotesi di uscita dall'Eurozona della Grecia.
I fondati motivi, che alimentano tali "voci di mercato" che ipotizzano un
Euro senza Grecia, sono sempre gli stessi, l'insostenibile situazione interna (la Grecia sta affrontando una recessione senza precedenti) e una oggettiva impossibilità di onorare le prossime scadenze dei Titoli di Debito Greci in mano soprattutto ad altri Paesi Europei ed al Fondo Monetario Internazionale.
E come già accaduto più volte in passato l'Unione Europea si affretta a diramare comunicati dove dichiara "La Grecia deve rimanere in Europa", senza sforzarsi più di tanto a spiegare ne il perchè ne a vantaggio di chi.
Certamente chi non ha alcun vantaggio a rimanere in una situazione come quella che sta vivendo ormai da quasi 2 anni è la popolazione Greca alla quale i giochi politici ed economici Eurpoei oltre a togliere dignità, stanno rischiando di ipotecare anche il sogno di un possibile futuro migliore.
Michele Bini
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