Riduzione o Eliminazione del Debito Pubblico Italiano


La scorsa settimana nell'articolo.... Come Eliminare il Debito Pubblico abbiamo parlato del Debito Pubblico Italiano e di come sia necessario in primis interrompere il trend di crescita di questo debito e quindi agire in modo da ridurlo per quanto sia realisticamente possibile.

Abbiamo brevemente menzionato alcune possibilità, dal Default ai tagli delle spese e dei servizi, all'inflazione.
Fuori da queste leve operative, per una nazione come l'Italia che non ha un diretto controllo sulla propria moneta, non rimangono in realtà molte altre linee di azione.

Oggi facciamo una brevissima panoramica su quanto hanno fatto negli ultimi cent'anni altre nazioni che si sono trovate, seppur per ragioni molto diverse, in simili situazioni.

L'Inghilterra per esempio alla fine della Prima Guerra Mondiale si ritrovava con un Debito Pubblico pari al 140% del PIL (oggi è il 66%).
Il famoso Primo Ministro Inglese David Lloyd George decise di ritornare al Gold Standard abbandonato durante la Grande Guerra (azione che aveva prontamente generato alta inflazione).
Aumentò il Tasso Ufficiale di Sconto al 7% e mantenne inalterato l'elevato livello di tassazione instaurato durante il periodo bellico.
In altre parole decise di risolvere il problema con un (quasi) classico programma di austerità.
Le conseguenze furono disastrose.
La disoccupazione arrivò a toccare il 16% in una economia che dal 1918 al 1938 riusciva a crescere di solo lo 0,5% all'anno.
Risultato, il Debito Pubblico nel 1933 raggiunse il non insignificante livello del 190% del PIL.
Non certo quanto il Governo Inglese voleva ottenere.

L'America alla fine della Seconda Guerra Mondiale invece aveva un Debito Pubblico pari al 120% del PIL.
La Federal Reserve, sicuramente consapevole della precedente esperienza Inglese che era diventata un caso di studio, decise di seguire una strada del tutto diversa.
La FED iniziò un deciso programma di riacquisto di Titoli di Stato in modo da mantenere gli interessi artificiosamente bassi.
Questo fece scoppiare un forte movimento inflazionistico a cui il Governo non si oppose minimamente, mantenendo con persistenza il Tasso Ufficiale di Sconto costantemente basso.
L'inflazione si rinforzò ulteriormente e questa, con l'aiuto del basso tasso pagato dai Titoli Pubblici (con conseguente basso costo del finanziamento), contribuì in maniera determinante alla parziale eliminazione del Debito Pubblico che, nel 1951, aveva raggiunto il più ragionevole livello del 75% sul PIL.
Un risultato positivo ottenuto anche grazie ad una forte crescita economica post-bellica.

In Giappone invece una (quasi) simile tattica non portò molti risultati positivi.
Nel 1997 il Debito aveva raggiunto il 100% del PIL.
Il Giappone abbassò immediatamente i Tassi di Interesse portandoli praticamente a zero.
Ma il risultato continuò ad essere negativo in quanto le Banche Giapponesi che si trovavano in una difficilissima situazione finanziaria impegnarono tutte le loro risorse al miglioramento del proprio bilancio aziendale a totale discapito dell'economia e praticamente bloccarono l'erogazione del credito non concedendo prestiti e quindi facendo peggiorare sensibilmente l'economia generale.
La deflazione che ne seguì continuò a far peggiorare il Debito che nel 2008 raggiunse il 180% del PIL.
Aprendo una piccola parentesi, le Banche che non concedono prestiti ci ricordano molto l'attuale situazione in Italia e in Europa.

In Canada nel 1995, dopo dieci anni di tentativi vari che avevano portato scarsissimi risultati, il Governo decise di buttarsi con estremo zelo sulla strada delle riforme e dei tagli razionali alle spese rinunciando ad aumentare le già alte tasse in essere.
Vennero tagliati vari sussidi, compresa l'indennità di disoccupazione, tagliati i fondi per le regioni e le province e messo seriamente mano al sistema pensionistico.
Questo fece abbassare il Debito Pubblico del 35% nel giro di soli dieci anni.
Un eccellente risultato.

E l'Italia.
L'Italia ha fatto qualcosa, anche con buoni risultati.
Il maggior difetto dell'azione Italiana pare essere la mancanza di continuità.
Per esempio negli anni 90 in Italia si diffuse la preoccupazione che il troppo alto Debito Pubblico bloccasse l'entrata del Bel Paese nell'Euro.
Vennero lanciate Tasse speciali pro-Europa, tasse che i cittadini accolsero sufficientemente bene con la convinzione (molto pragmatica) che fosse comunque meglio entrare sotto l'ala protettrice di Brussels che non rimanere sempre sotto la corrotta struttura formata dai politici Italiani (ironicamente da loro stessi eletti),
I risultati che ne seguirono furono molto positivi.
Il Deficit Pubblico corrente calò dal 7% nel 1995 al 2,7% nel 1997 ma sopratutto questo diede fiducia ai mercati che aumentarono gli acquisti di Titoli di Stato Italiani rendendone il costo molto più facile da gestire.
Si sarebbe dovuto proseguire su questa strada invece che coccolarsi sugli allori.
Invece si abbassò presto la guardia per ritornare alle vecchie abitudini di spesa facile.
Inutile aggiungere che nei successivi anni il Debito Pubblico ricominciò a risalire sino ai livelli record odierni (vedi al riguardo la precedente News.. Italia, Continua Aumento Debito Pubblico).

Per concludere.
Sarebbe oggi utile che menti migliori della nostra valutassero con attenzione la alternante storia dei Debiti Pubblici Nazionali per meglio cercare di trovare la giusta strada che ci possa portare fuori dalle difficoltà da cui oggi la nostra Società non sembra capace di uscire.

La Redazione di Prestito.it ringrazia per questo articolo la FED per i dati di archivio, la BoE per alcune note storiche e James McTeigue per averci dato generose idee ed informazioni.

Corrado Colombini
Notizia promossa dalla Redazione Editoriale di Prestito.it
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Redazione Prestito.it - 2012-11-02 









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