Mentre Mario Draghi, forse per scaramanzia, continua a dire che le recenti elezioni politiche Italiane non influiscono sulla situazione economica corrente, le Agenzie di Rating dimostrano di essere di ben diversa opinione.
Adesso tocca a Fitch, la terza delle grandi sorelle del Rating, a dire la sua opinione sul livello di sicurezza (economica) dell'Italia.
E l'opinione è un immediato declassamento da A- a BBB+ con outlook negativo, con quindi una porta aperta per un ulteriore declassamento.
A questo livello l'Italia raggiunge la tanto travagliata Irlanda che, tuttavia, ha un grande vantaggio sul nostro paese, quello di essere molto più competitiva, di godere di un regime fiscale che aiuta gli insediamenti di aziende straniere e di avere un equilibrato valore per l'Euro.
In realta il livello BBB+ rimane ancora un livello gestibile ma certamente si avvicina (solo due scatti di distanza) al livello del Non Investment Grade che creerebbe per l'Italia incredibili problemi sul rifinanziamento del Debito Pubblico.
Pare che, in questa occasione, uno dei fattori negativi determinanti sia stato l'esito inconclusivo delle recenti elezioni politiche che, rendendo alquanto improbabile che un duraturo governo venga installato a breve termine, allontana il cammino delle riforme strutturali.
Riforme ritenute da molti operatori internazionali assolutamente essenziali per il bene economico della nostra nazione.
Anche al di la delle considerazioni politiche, tuttavia, non aiutano le previsioni economiche che vedono Fitch prevedere per il 2013 una contrazione del PIL pari al 1,8% e un rapporto tra Deficit e PIL del 2,5%.
Il mercato non dovrebbe reagire in maniera particolarmente negativa a questo nuovo declassamento, se non fosse altro in quanto rappresenta in realtà un allineamento a quanto gia fatto dalle altre due grandi agenzie del Rating Standard & Poors e Moodys.
Agenzie che avevano già tolto l'ultima A rimasta all'Italia.
Si spera solo che il prossimo passo non sia quello indicato dalla quarta Agenzia di Rating Americana, la Egan Jones, che già lo scorso Luglio aveva inserito il Debito Italiano a livello CCC+ e quindi ad un livello inferiore persino al livello base del Non Investment Grade.
Pochi infatti apprezzerebbero se l'Italia producesse un classico A B C del rating.
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