A sentire indiscrezioni pervenute tramite il Wall Street Journal la Banca d'Italia starebbe esaminando con particolare attenzione i bilanci di alcuni fra i principali Istituti Bancari Italiani al fine di verificarne il reale livello dei prestiti in sofferenza.
Si ricorda che le Banche Italiane, in questi ultimi anni di pesantissima crisi finanziaria, sono riuscite a rimanere in relativa buona condizione di salute specie per non aver nel passato utilizzato quei sofisticatissimi strumenti economici di investimento che tanto danno hanno apportato a molte delle Banche Anglosassoni che operano a livello globale.
Oggi tuttavia sembrerebbe che le preoccupazioni di Bankitalia siano molto accentrate sulla qualità dei prestiti concessi.
Esiste infatti il timore che molte delle banche Italiane nascondano una buona parte dei prestiti in sofferenza rifinanziando i clienti in difficoltà in modo da non cristallizzare il problema.
Lo scorso Autunno Bankitalia aveva già iniziato questo processo di revisione concludendo con specifiche disposizioni a Banche Italiane per accantonare circa 3,4 Miliardi di Dollari in modo da erigere una solida protezione contro il pericolo delle potenziali perdite derivate da possibili prestiti in sofferenza.
Oggi questo processo continua concentrato su otto differenti gruppi bancari nazionali che si trovano a dover sottoporre a verifica il loro intero portafoglio dei prestiti concessi.
Sempre secondo il Wall Street Journal infatti i prestiti in sofferenza si trovano in un trend di rialzo da ormai ben 27 mesi consecutivi e, a fine Marzo 2013, hanno raggiunto il 14,2% dell'intero portafoglio dei prestiti concessi.
Una percentuale che equivarrebbe a quasi 250 Milioni di Euro, contro poco più di 150 Milioni di Euro alla fine del 2010.
Una situazione questa facilmente comprensibile visto il perdurare della corrente crisi economica e delle continue enormi difficoltà sofferte dalle piccole e medie imprese Italiane.
Una delle maggiori preoccupazioni rimane quella della difficoltà che oggi realisticamente incontrerebbe una banca qualora dovesse dover accedere a del nuovo capitale finanziario e al fatto che, se questo non fosse possibile, l'onere potrebbe direttamente o indirettamente essere rimbalzato sullo stesso Esecutivo Italiano.
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