Che ci sia uno stretto legame fra il fatto che le Banche Italiane continuino a non concedere prestiti personali e finanziamenti alle aziende e il persistente aumento della disoccupazione è un fatto universalmente accettato.
Quel minimo di ripresa che qualcuno vede affiorare in Italia oggi viene generata infatti solo dalle aziende esportatrici che, incidentalmente, sono maggiormente concentrate nel Nord del nostro paese.
Quelle piccole e medie aziende che sono rivolte al mercato nazionale, al contrario, stanno soffrendo ininterrottamente per la cronica mancanza di finanziamenti da parte delle banche e per la sempre scarsa domanda interna.
Domanda interna che non potrà mai ripartire se si continua a restringere il settore dei prestiti personali e dei mutui per acquisto di abitazioni.
L'inevitabile risultato lo si vede nei dati dell'occupazione, o meglio della disoccupazione che ha toccato il 12,3% lo scorso anno e che sembra destinata ad aumentare almeno sino al 2015.
L'Organizzazione Internazionale del Lavoro, nei dati appena pubblicati, ha messo in evidenza come in Italia si sia passati dal 6,1% di disoccupazione nel 2007 al 12,7% del 2013.
Un incredibile raddoppio del numero delle persone senza lavoro.
Dati questi estremamente negativi per l'Italia e dati che non devono e non possono essere giustificati semplicisticamente con la scusa della crisi mondiale in corso.
In questo stesso periodo infatti nel resto dell'Europa e nelle Economie maggiormente sviluppate la disoccupazione è passata solo all' 8,6% dal precedente 5,8%.
Mentre nel mondo sempre dal 2007 al 2013 la disoccupazione è salita al 6% dal 5,5%.
L'economia Italiana ha dunque prodotto risultati molto peggiori dal punto di vista dell'impiego rispetto alle nazioni che ci circondano in questo mondo diventato molto stretto.
E questa disoccupazione sembra destinata a continuare nel suo trend in ascesa visto che la corrente ripresa, anche se c'è, rimane molto asettica e non in grado di generare nuovi posti di lavoro.
Per quanto riguarda i paesi Europei a noi vicini, la Francia è in marcia verso il 10,9% di disoccupazione nel 2014 che poi dovrebbe scendere al 10,7% nel 2016.
Mentre la Grande Germania dovrebbe rimanere al molto invidiabile tasso di disoccupazione del 5,3% nel 2014 (identico a quello del 2013) per subire un delicatissimo aumento al 5,4% nel 2015 e 2016.
Sempre secondo l'ILO i problemi maggiori che si devono affrontare, se si vuole ridurre la disoccupazione, sono i tagli alla spesa pubblica e gli aumenti del livello di tassazione che tolgono liquidità alle persone e alle famiglie e di conseguenza tolgono una buona parte del fatturato delle imprese.
Imprese che, per la continua incertezza del mercato, si guardano bene dal fare nuovi investimenti e nuove assunzioni.
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