La Germania ha venduto, nell'ultima asta agosto 2012, i propri Titoli di Stato (gli ormai troppo noti Bund Tedeschi) a sei mesi, ancora una volta a tasso di "rendimento" negativo.
Nonostante il rendimento negativo la domanda ha superato offerta di ben 1,26 volte.
Strambi effetti, che appaiono come follia collettiva, figli di una crisi globale che si accanisce ancora con particolare vigore sulle economie del vecchio continente.
Il Ministero del Tesoro Tedesco infatti ha venduto Titoli di Stato con scadenza a sei mesi per 3,77 Miliardi di euro, con un tasso di interesse negativo pari a -0,0499%.
Sino a qualche mese - osserva la
Redazione di Prestito.it - fa chidere ad un investitore internazionale di comprare obligazioni (titoli di debito) pubblici o privati per 1000,00 euro con la "garanzia" che dopo 6 mesi gli sarebbero stati resi 999,51 euro, avrebbe suscitato nella migliore delle ipotesi "una grassa risata".
Oggi gli stessi investitori non solo corrono e competono per accaparrarsi un Titolo di Stato a tasso negativo, ma addirittura non tutti riescono ad ottenere il Titolo che li farà "perdere in sei mesi solo pochi euro", poichè la domanda supera di gran lunga l'offerta.
I termini
"Unione Europea" appaiono oggi più anacronistici che mai.
Fintanto che alcuni Paesi afferenti alla UE potranno finanziare il proprio Debito Pubblico concedendo ai sottoscrittori tassi di interesse bassissimi (o in alcuni casi assurdamente addirittura negativi come adesso per la Germania), mentre altri Paesi, afferenti alla stessa UE, saranno costretti a emettere obligazioni (Titoli di Stato) concedendo Tassi di interesse rilevanti e in alcuni casi molto alti (sino al 6% - 7% - 8% per paesi come Spagna e Italia o addirittura il 16% 18% per la Grecia), l'Unione Europea non potrà mai ambire ad assumere i connotati di "Stati Uniti d'Europa" ... per la gioia della sola finanza speculativa.
Anche se i vari Leader Europei e Europeisti si affanano in ogni consesso pubblico ad affermare l'irreversibilità ora dell'euro ora dell'Unione Europea, se nel prossimo futuro i Paesi afferenti non vorranno riunciare a parte della loro Sovranità, il proseguire (quanto meno economicamente) come una allegra armata Brancaleone non porterà niente di buono.
In tal caso, almeno per i Paesi meno forti e troppo distanti dai parametri e dai modelli economici propri della Germania (vedi News Prestito.it
Germania fuori da Eurozona invece che Grecia), come oggi risultano essere Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia e Grecia, la soluzione migliore, per tornare a respirare e probabilmente a crescere nel proprio mercato interno, appare proprio una "rapida uscita" quanto meno dall'Eurozona, meglio ancora con la contestuale uscita anche dall'Unione Europea.
Scelta, quest'ultima, ovviamente sul piano politico Internazionale più complessa dell'abbandono dell'euro.
Michele Bini
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